Cari meratesi,
la mia ormai consueta lettera domenicale sulle pagine del blog di Sei Merate oggi vuole toccare un argomento che mi sta particolarmente a cuore.
C’è stato un tempo in cui la nostra città era un punto di riferimento per la cultura e lo spettacolo dell’ intero circondario, e non parlo soltanto dei tempi di Alessandro Manzoni.
C’è stato un tempo in cui la nostra città era un punto di riferimento per la cultura e lo spettacolo dell’ intero circondario, e non parlo soltanto dei tempi di Alessandro Manzoni.
Il teatro, per esempio, ha ospitato spesso compagnie di livello nazionale (fra gli altri, mi ricordo uno dei primi spettacoli dell’allora giovanissimo regista Gabriele Salvatores, “Le Mille e una Notte”) e le tre sale cinematografiche attiravano gente che rendeva più viva la città.
Certo, ora i tempi sono cambiati ma sono convinta che Merate possa, e in qualche modo debba, tornare a ricoprire il suo ruolo centrale: i numeri e le forze per farlo ci sono.
Quello che manca sono gli spazi: per questo nel programma di Sei Merate è prevista una sola di quelle che i politici chiamano “Grandi Opere”, l’ampliamento della Biblioteca.
Certo, ora in molti si dicono consapevoli di questa necessità ma sono orgogliosa di dire che noi abbiamo pensato, ideato, scritto e presentato al pubblico per primi questo progetto ( a dire la verità non è il solo punto in cui siamo arrivati per primi, ma mi fermo per scaramanzia…).
Vorremmo che la biblioteca di via Manzoni diventasse un vero spazio di scambio culturale, che fosse ammodernata per diventare sempre più centrale nella vita della città, che dialogasse con quella cattedrale nel deserto che finora è stata l’area Cazzaniga e con Villa Confalonieri, che mi piacerebbe diventasse una vera “Casa della Musica” in grado di accogliere le numerose realtà cittadine che operano in questo settore.
Perché sono convinta che la cultura non debba essere solo un fiore all’occhiello da esibire in occasioni speciali, ma che debba funzionare da linfa vitale per ogni attività della società, dalla scuola all’impresa.
Un rapporto vivo e vitale con la cultura può cambiare radicalmente la vita della gente, e per ricordarlo vi voglio salutare con un filmato straordinario tratto da un omaggio al maestro Claudio Abbado, dove si spiega come di fronte alla musica, e più in generale alla cultura, siamo tutti uguali. Si parla del progetto Abreu, che ha saputo trasformare molti ragazzi di strada in musicisti dando loro una speranza nel futuro. E se ne parla con un coro di ragazzi sordomuti e ciechi.
Godetevi la musica e l’esibizione del coro Manos Blancas, e buona domenica.
Silvia Villa
P.S.
Ho saputo dell’iniziativa lanciata su fb da CambiaMenti, La Semina e i Rappresentati degli studenti del Liceo. Accetto molto volentieri l’invito: voglio esserci personalmente a rispondere alle domande dei ragazzi.
Ho saputo dell’iniziativa lanciata su fb da CambiaMenti, La Semina e i Rappresentati degli studenti del Liceo. Accetto molto volentieri l’invito: voglio esserci personalmente a rispondere alle domande dei ragazzi.
Bel post, mi piace! 🙂
Grazie!