Abbiamo appreso senza stupore la notizia della partecipazione di un solo concorrente (quella dell’ATI proponente) alla gara per realizzazione della nuova piscina di Merate.
Già in sede di predisposizione del bando, la minoranza aveva espresso perplessità relativamente a diversi aspetti, tra i quali la sostenibilità dell’intervento, il rischio di saturazione della capacità di spesa del Comune, il costo del centro benessere, il rischio della domanda a carico dell’ente pubblico.
Sul piano tecnico, una delle perplessità riguardava lo scarso dettaglio del piano economico e degli elementi tecnici illustrati nel bando di gara, che potrebbe aver reso difficile la valutazione del bando da parte di altri potenziali concorrenti, limitando la possibilità di esprimere una propria offerta ragionata e compromettendo così il livello competitivo.
Risultano confermati anche i dubbi sui margini di guadagno dichiarati nei documenti, che avrebbero dovuto essere -nelle parole dell’allora Giunta “Robbiani-Massironi”- molto appetibili per le aziende del settore. Se il margine di profitto fosse superiore al 50% dopo il decimo anno, come mai nessun altro concorrente ha ritenuto interessante partecipare al bando, peraltro in un periodo di crisi quale quello che stiamo vivendo?
A nostro avviso, dare seguito alla procedura e assegnare la gara potrebbe esporre il Comune di Merate a gravi rischi, così come avvenuto a suo tempo per l’area Cazzaniga, dove l’investimento dei privati è venuto meno e tutti gli oneri sono ricaduti sulle spalle dei cittadini di Merate.
Naturalmente ci riserviamo di esprimere un parere definitivo a valle dell’esame della proposta presentata, nel frattempo riteniamo comunque opportuno esprimere la nostra preoccupazione ed invitare l’Amministrazione ad un’attenta e ponderata analisi della situazione, per la quale ci dichiariamo disponibili a collaborare in logica pienamente costruttiva.
Il nostro obiettivo è infatti consentire che venga realizzato l’intervento necessario evitando però che anche il centro natatorio segua la triste sorte di altre opere pubbliche imprudentemente realizzate sul territorio.
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