Nel Consiglio Comunale di venerdì 20 marzo è stata posta in votazione un delibera in risposta alla Corte dei Conti con l’indicazione delle azioni assunte per risolvere le difformità riscontrate rispetto all’affidamento del Servizio Idrico
La proposta presentata dal Comune di Merate è certamente frutto di un importante lavoro di approfondimento (ne va dato atto) ed è molto chiara nei suoi passaggi costitutivi. Sebbene permangano perplessità su alcuni passaggi (ad esempio l’opportunità che sia Idrolario ad incorporare Idroservice e non viceversa) pensiamo che tale proposta sia condivisibile sotto diversi aspetti. Ad esempio condividiamo la necessità di portare a compimento lo scorporo di Idroservice dal gruppo LRH, come previsto dalla Delibera provinciale 69/2013 che, non essendo stata superata da altri provvedimenti, riteniamo essere tutt’ora in vigore.
Pur condividendo l’assetto generale della proposta, due sono le ragioni che sottendono all’astensione. Ragioni che sono state discusse e valutate all’interno dei Sei Merate, coinvolgendo i consiglieri, i candidati e le persone che hanno dato vita alla Lista e senza nessun tipo di pressione dall’esterno, nè da parte del PD provinciale, nè tantomeno da parte di Lario Reti, sulla cui proposta abbiamo avanzato una serie di rilievi in Consiglio Comunale.
La prima difficoltà fa riferimento all’effettiva sostenibilità economica e finanziaria della proposta meratese.
La società che verrà scelta per la gestione del Servizio Idirco sarà chiamata ad investimenti -in prevalenza connessi agli impianti di depurazione- per oltre 15Milioni di € all’anno.
Il progetto societario sostenuto da Merate rischia di essere debole sotto questo aspetto: se è vero che dalla fusione di IDROLARIO e IDROSERVICE i debiti e i crediti delle due società si compensano, è altrettanto vero che IDROSERVICE presenta un debito di circa 8M € nei confronti della società madre LARIO RETI HOLDING. Qualora quest’ultima dovesse esigere tale credito, la neo-nata società si troverebbe sin dalla sua fondazione in condizione di impossibilità ad operare.
Per verificare l’effettiva sostenibilità economica e finanziaria del progetto meratese sarebbe stato opportuno che tale proposta fosse stata accompagnata dall’asseverazione di un istituto di credito che ne garantisse la sostenibilità, come previsto dalla legge di stabilità 190/2014. In mancanza di tale asseverazione permangono i dubbi sulla effettiva capacità finanziaria del nuovo soggetto societario, così come restano i timori per un possibile aumento delle tariffe.
La seconda criticità fa riferimento alle modalità con le quali la proposta meratese è stata veicolata in queste settimane, modalità che poco hanno a che fare con la condivisione e la ricerca del consenso.
Per la realizzazione di un piano tanto articolato (che implica il riassetto di ben 3 società pubbliche) è infatti necessaria un’ampia condivisione da parte dei Sindaci. Ad oggi, la proposta meratese è invece sostenuta da solo 3 Comuni (Cernusco L., Ello, Oggiono) oltre Merate. Su questo versante ci sarebbe parso opportuno un preventivo passaggio in Assemblea di IDROLARIO, per cercare il consenso attorno al progetto di riordino, che vede proprio in questa società l’asse portante.
Invece, non solo l’Assemblea della Società non è stata coinvolta, ma nella convocazione dello scorso martedì, quest’ultima ha deciso a maggioranza di approvare un piano di rientro del debito nei confronti di IDROSERVICE, vincolando le proprie entrate per il prossimo quinquiennio.
Nella proposta di Merate viene dunque ipotizzato un ruolo per una società, IDROLARIO, che ha già fatto delle scelte diverse per il proprio futuro.
Riteniamo che la scelta del soggetto che sarà chiamato a gestire il S.I.I. possa essere fatta in due modi diversi: o sedendosi ad un tavolo con gli altri Comuni e insieme cercare una soluzione che vada al di là degli steccati politici, oppure rivendicando la propria proposta sapendo però che non arriverà mai al traguardo. Ci duole osservare come l’Amministrazione di Merate abbia inteso percorrere questa seconda strada, rinunciando alla normale prassi di condividere le scelte con gli altri Comuni, cercando una soluzione di compromesso.
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